La storia di “A Liturgy”: Rich Mullins e Reed Arvin

L’album seminale di Rich Mullins, A Liturgy, a Legacy, and a Ragamuffin Band, ha compiuto vent’anni, spingendo a una riflessione sulla sua creazione con il produttore Reed Arvin. Arvin, che da allora si è dedicato alla scrittura di thriller legali e all’esplorazione della creatività, ha offerto spunti sulla sua collaborazione con Mullins e sulla realizzazione di questa registrazione storica per gli appassionati della band. Il viaggio di Arvin con Mullins è iniziato per caso, un incontro orchestrato dal manager di Amy Grant, Mike Blanton. La filosofia di produzione di Arvin era incentrata sulla cattura del nucleo emotivo di ogni canzone, privilegiando il sentimento alla perfezione tecnica.

Le registrazioni iniziali furono sperimentali, riflettendo sia la mancanza di esperienza che i vincoli finanziari. Tuttavia, Winds of Heaven segnò una svolta, ottenendo la certificazione oro e consentendo budget maggiori per i progetti successivi. Arvin ha portato un background musicale diversificato, incorporando influenze di world music, arrangiamenti orchestrali e strumentazione non convenzionale. Ammette che, mentre i suoi punti di forza risiedevano in paesaggi sonori espansivi, le tendenze prevalenti dell’epoca a volte si scontravano con l’energia grezza che avrebbe potuto adattarsi meglio a certi aspetti della musica di Mullins.

Mullins, sorprendentemente, non era pesantemente coinvolto nel processo di registrazione, spesso sparendo per lunghi periodi. Sebbene inizialmente questo preoccupasse Arvin, Mullins raramente esprimeva opinioni musicali, preferendo discussioni su argomenti più ampi come filosofia, religione e l’industria musicale. Nonostante la musicalità soul di Mullins, il suo modo di suonare il pianoforte, caratterizzato da uno stile libero adatto alle performance soliste, a volte presentava delle sfide in un ambiente di registrazione. Il suo senso elastico del tempo complicava ulteriormente il processo, evidenziando le differenze intrinseche tra l’esibizione dal vivo e la registrazione in studio.

Reed Arvin, produttore dell'album di Rich Mullins "A Liturgy, a Legacy, and a Ragamuffin Band"Reed Arvin, produttore dell'album di Rich Mullins "A Liturgy, a Legacy, and a Ragamuffin Band"

A Liturgy possiede una qualità senza tempo, trasportando gli ascoltatori in un altro mondo. Arvin, tuttavia, respinge l’idea di cercare consapevolmente lo status di “classico” durante la registrazione. Il processo, spiega, è consumato dalla risoluzione dei problemi, punteggiato da momenti fugaci di bellezza che non possono essere progettati. Questi momenti fortuiti, sebbene esilaranti, non sono il fulcro; il compito principale rimane quello di risolvere i problemi creando un ambiente favorevole alla magia. Arvin si è costantemente meravigliato della qualità della scrittura di Mullins, considerandolo il miglior paroliere della musica cristiana, in possesso di una rara miscela di talento e audacia che definisce il genio. Gli arrangiamenti musicali furono altamente collaborativi, con la band che si trasferì in Indiana per promuovere un ambiente creativo. Questo sforzo collettivo ha prodotto le tracce ritmiche, che sono state poi portate a Nashville per gli overdub finali e l’orchestrazione.

Quando A Liturgy fu registrato, Arvin aveva imparato a fidarsi del suo istinto e a rinunciare al controllo, un’evoluzione cruciale facilitata dall’aumento dei budget. Questo cambiamento ha permesso una maggiore spontaneità e l’emergere di momenti trascendenti. Se Mullins fosse vissuto, Arvin crede che avrebbe prosperato nonostante gli sconvolgimenti dell’industria musicale. La sua indipendenza finanziaria e la sua arte unica avrebbero probabilmente trasformato i suoi concerti in eventi ricercati, consolidando ulteriormente il suo legame con i fan affezionati.

L’eredità di A Liturgy, a Legacy, and a Ragamuffin Band risiede nella sua incarnazione di una convergenza unica di libertà artistica e risorse finanziarie, una combinazione meno comune oggi. L’album è la testimonianza di un’epoca in cui i dischi erano concepiti come opere d’arte olistiche, riflettendo una visione più ampia che risuona ancora oggi con gli appassionati della band. L’album continua a ispirare e sfidare gli ascoltatori, mostrando il potere duraturo dell’arte autentica e della narrazione sincera.

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