Crollo di Wall Street del ’29: Storia e Lezioni

Il boom economico degli anni ’20 vide il Dow Jones Industrial Average crescere vertiginosamente, da 63 nell’agosto 1921 a 381 nel settembre 1929. L’economista Irving Fisher dichiarò che “i prezzi delle azioni hanno raggiunto ‘quello che sembra un plateau permanentemente alto'”. Quest’era di ottimismo, alimentata da progressi tecnologici e investimenti diffusi in azioni e obbligazioni, culminò in un crollo devastante.

Il Lunedì Nero (28 ottobre 1929) e il Martedì Nero (29 ottobre 1929) videro il Dow Jones precipitare di quasi il 13% e il 12%, rispettivamente. A metà novembre, il Dow aveva perso quasi metà del suo valore, toccando il minimo di 41,22 nell’estate del 1932 – un calo dell’89% dal suo picco. Il Dow Jones Industrial Average recuperò i livelli pre-crollo solo nel novembre 1954.

Questo boom finanziario fu alimentato dal credito facilmente disponibile, che permise ai cittadini comuni di investire pesantemente nel mercato azionario utilizzando fondi presi in prestito. Una nuova industria di case di brokeraggio e conti a margine facilitò questa frenesia speculativa. Tuttavia, gli scettici, inclusa la Federal Reserve, riconobbero i potenziali pericoli di questa crescita insostenibile.

La Federal Reserve riteneva che la speculazione sul mercato azionario distogliesse risorse dai settori produttivi dell’economia. Il Federal Reserve Act, basato sulla dottrina delle “cambiali reali”, limitava l’uso delle risorse della Federal Reserve per il credito speculativo. Questa dottrina sosteneva l’espansione del credito durante la crescita economica e la sua contrazione durante le recessioni.

La Federal Reserve dibatté su come affrontare la speculazione crescente. Il Federal Reserve Board favoriva l’azione diretta, esortando le banche di riserva a negare il credito alle banche che prestavano agli speculatori. La Federal Reserve Bank di New York, tuttavia, preferiva aumentare il tasso di sconto per frenare i prestiti.

Nell’agosto 1929, la Federal Reserve aumentò finalmente il tasso di sconto al 6%. Questa mossa, tuttavia, ebbe conseguenze globali impreviste. A causa del gold standard internazionale, altre banche centrali furono costrette ad aumentare i loro tassi di interesse, contribuendo a un rallentamento economico mondiale.

Nonostante questi sforzi, la bolla speculativa continuò a gonfiarsi. Anche quando i prezzi delle azioni fluttuarono selvaggiamente nel settembre 1929, alcuni leader finanziari, come Charles E. Mitchell, presidente della National City Bank, incoraggiarono ulteriori investimenti. I tentativi di stabilizzare il mercato acquistando pubblicamente azioni fallirono, innescando il panico e il catastrofico crollo.

Dopo il crollo, i fondi confluirono nelle banche commerciali di New York City, mettendo a dura prova le loro risorse. La Federal Reserve Bank di New York intervenne acquistando titoli di stato, accelerando i prestiti e abbassando il tasso di sconto. Queste azioni contribuirono a stabilizzare il sistema bancario e a prevenire un collasso finanziario più ampio, sebbene inizialmente fossero controverse.

Mentre le azioni della Federal Reserve proteggevano le banche, il crollo del mercato azionario ebbe un impatto significativo sull’economia reale. La fiducia dei consumatori crollò, portando a una riduzione della spesa e a tagli alla produzione. La disoccupazione aumentò e l’economia entrò nella Grande Depressione. Il crollo del 1929 evidenziò l’interconnessione tra il mercato azionario e l’economia in generale e le sfide della gestione delle bolle speculative. Il crollo dimostrò anche l’importanza del ruolo di una banca centrale nello stabilizzare il sistema finanziario durante i periodi di crisi. Dal crollo emersero due lezioni chiave: la difficoltà di utilizzare la politica monetaria per controllare i mercati speculativi e l’efficacia di fornire liquidità alle banche durante una crisi finanziaria. Queste lezioni continuano a influenzare le decisioni di politica economica odierne, soprattutto a seguito della crisi finanziaria del 2008, stimolando un rinnovato dibattito sul ruolo delle banche centrali nella prevenzione e nella gestione delle bolle speculative.

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